… E capisci che non si
può insegnare ai bambini se prima non si torna ad essere bambini…
A mio avviso è questo l’insegnamento
più grande e più forte del giocodanza, capire che ti devi mettere sullo stesso
piano dei tuoi piccoli allievi, che per farti comprendere devi usare il loro
stesso linguaggio, guardarli negli occhi, entrare nel loro mondo e soprattutto
divertiti con loro.
Già! Divertirsi con loro… la prima
volta che ho incontrato la maestra Marinella, nel suo discorso di presentazione,
ha esordito dicendo che tutto è iniziato quando ha capito che cominciava ad
annoiarsi.
Era
come se stesse parlando di me, anch’io mi stavo annoiando, e cominciavo a
mettermi in discussione come insegnante, perché pur amando la danza e i bambini
profondamente, mi capitava spesso di non avere voglia di andare a lezione.
E allora le pensi tutte, pensi che
forse a 38 anni cominci a non essere più adeguata ad insegnare danza ai
bambini, pensi che forse è arrivato il momento di dedicarti ad altro, come la
professione di avvocato che hai scelto e
intrapreso, pur nella consapevolezza che è un mondo diametralmente opposto a
quello della danza, ma che forse è il
caso di cominciare a farselo piacere.
Insomma ne pensi tante e li, tra una domanda e
l’altra, un giorno navigando su internet alla ricerca, forse, di nuovi stimoli,
ho scoperto l’esistenza di questo metodo che mi ha incuriosito tanto e allora
mi sono detta, perché no…
Da quel momento mi si è aperto un mondo, grazie a Marinella e al giocodanza ho riscoperto una passione per l’insegnamento
che non sentivo più così forte, oggi mi diverto tantissimo insieme alle mie
bambine e il loro entusiasmo è coinvolgente, ma la soddisfazione più grande e
vedere che alla fine della lezione non vogliono andare via e ti chiedono ancora di andare nella giungla, di
creare una scultura, di andare nel castello misterioso… e in quel momento
capisci che hai fatto la scelta giusta.
Oggi dico grazie a Marinella e al suo
giocodanza, adesso anche un po’ mio, per avermi dato gli strumenti giusti per
tornare ad insegnare la danza e tutto
quello che c’e dentro e dietro la danza con una passione nuova, per avermi insegnato quanto è
importante stimolare la fantasia dei bambini, per avermi insegnato che utilizzando
il loro linguaggio, quindi il gioco, si
riescono ad ottenere risultati inimmaginabili, per avermi insegnato che con questo lavoro diamo le basi per creare delle ballerine ma
anche delle persone migliori, per avermi fatto tornare ad essere bambina e a
divertirmi con le mie bambine, e in fondo per avermi fatto ritrovare me stessa.
La ringrazio infine perché finalmente, ci siamo scrollate di dosso quella idea che la danza, in quanto disciplina, va insegnata con rigore; un retaggio che, almeno io, mi porto dietro ricordandomi dei miei maestri, e che spesso fa dimenticare che, anche per impartire una disciplina come la danza il rigore, la severità, il distacco non aiutano affatto con i bambini, con loro ci vuole impegno, serietà, dedizione, umiltà, consapevolezza delle loro possibilità, passione, fantasia.
La ringrazio infine perché finalmente, ci siamo scrollate di dosso quella idea che la danza, in quanto disciplina, va insegnata con rigore; un retaggio che, almeno io, mi porto dietro ricordandomi dei miei maestri, e che spesso fa dimenticare che, anche per impartire una disciplina come la danza il rigore, la severità, il distacco non aiutano affatto con i bambini, con loro ci vuole impegno, serietà, dedizione, umiltà, consapevolezza delle loro possibilità, passione, fantasia.
“Siamo delle privilegiate perché
facciamo un lavoro che amiamo” (cit. Marinella Santini) “ perché non importa
cosa facciamo, l’importante e la passione e l’amore che ci mettiamo in quello
che facciamo” (cit. Madre Teresa). La consapevolezza di fare il lavoro che amo
e la passione nel farlo, l’ho riscoperta
grazie a te Marinella.
Mi mancheranno i nostri
incontri, con affetto
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