“Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di
essi se ne ricordano).”
Se torno indietro con il pensiero al
primo incontro con Marinella, infatti, incontro a cui oggi ripenso con un po’ di nostalgia,
quella nostalgia che sorge nel cuore quando ci si accorge di aver vissuto un’Esperienza Vera, con la lettera maiuscola, non posso non ricordare come Marinella ci
avesse accolto invitandoci a tornare bambine citando una frase di Pablo Neruda:
“Il bambino che non gioca non è un bambino. L’adulto che non gioca ha dimenticato il bambino che è dentro di sé.”
Almeno per due giorni al mese, tutte
noi saremmo tornate come indietro nel tempo, a quando, forse un po’ timide, ma curiose,
tanti anni fa, abbiamo iniziato anche noi, come le nostre piccole allieve, a
muovere i primi passi di danza. Non nascondo che, all’inizio,
fossi un po’ titubante
e incerta di fronte a questo invito, all’invito di tornare bambina: pensavo
che, in fondo, si trattasse di “far finta di”,
di “giocare a” essere di nuovo una
piccola danzatrice. Eppure, non mi accorgevo che, anche facendo così,
“giocando a far finta di”,
in realtà, piano piano, stavo davvero
reimparando a giocare, mi stavo davvero togliendo i miei abiti da adulta, per
indossare quelli più leggeri,
colorati e spontanei di una bambina, quella bambina che, nella routine e negli
impegni di tutti i giorni di una vita da adulta, avevo dimenticato di custodire
ancora dentro di me.
Anche Laura, psicologa a
psicoterapeuta, ci ha ricordato proprio questo: tutti noi siamo stati bambini e
questa è una
delle certezze più belle
e più grandi
da cui partire, da cui spiccare il volo per poter assumere con consapevolezza
uno dei ruoli più complessi,
ma, nello stesso tempo, affascinanti che esistano, il ruolo di educatrici.
Troppo spesso, invece, i grandi si
dimenticano tutto questo: presi dalle loro responsabilità,
dai loro doveri, impegnati nel lavoro, chiusi nella routine delle loro
giornate, si scordano di avere dentro di sé una
miriade di colori e di emozioni che, se riconosciute e trattate con importanza,
sono pronte a svelarsi in tutta la loro bellezza a varietà.
Con il Giocodanza® ho imparato proprio questo, ho
imparato a prendere in considerazione, a dare importanza anche al lato
fanciullesco della mia persona, gli ho ridato valore, ho imparato a lasciarmi
andare, ad abbandonare le molte inibizioni che, a volte, il “mondo
degli adulti” impone.
Ho imparato a dare ascolto e voce alle emozioni più vere e spontanee,
ho riscoperto la bellezza di guardare il mondo attraverso gli occhi di un
bambino, con semplicità e
spontaneità, con prontezza e curiosità,
con amore e ingenuità, con stupore, gioia e meraviglia, con
verità. E così è stato
che mi sono trasformata in una bellissima sirena, ho fatto un lungo viaggio
nella giungla alla scoperta di un mondo tutto nuovo, così sono diventata un
nanetto del bosco, ho preso coraggio e mi sono avventurata in un enorme
castello misterioso, è così che, sogno di ogni
bambina, sono diventata una splendida principessa.
Ma questo è solo uno dei tanti
motivi per cui ho apprezzato il percorso di Giocodanza®; trovo che questa esperienza,
infatti, abbia fatto crescere e abbia arricchito quel bagaglio di conoscenze ed
esperienze con il quale ho deciso di intraprendere il mio percorso di
formazione in psicologia.
Il metodo Giocodanza® non considera il bambino da un solo
punto di vista, da quell’unica e più scontata
prospettiva che vede il bambino esclusivamente come un allievo o un futuro
ballerino, al contrario, al centro si trova il bambino con tutte le sue
specifiche caratteristiche, si fa riferimento a un’immagine
complessa di bambino che tiene insieme anche aspetti tra loro apparentemente
contrastanti; il bambino non è un
“non ancora”,
ma è guardato
con rispetto nell’attesa che il “suo
essere già” in
piccolo si sveli pienamente come il bruco che, un giorno, diventerà farfalla.
Il Giocodanza® è un
metodo preziosissimo, è una
grande occasione di crescita per il bambino da molteplici punti di vista:
attraverso il gioco, la danza e, soprattutto, la relazione, il bambino impara a
conoscere prima di tutto se stesso, si scopre piano piano, impara a conoscere
il suo corpo, ad emozionarsi e a emozionare, acquista coraggio, sicurezza,
autostima. In una parola, cresce.
E tutto questo è ancora più bello e più vero proprio perché la prima “bambina” ad essere
cresciuta, alla fine di questo percorso, sono stata proprio io: sono cresciuta
tornando bambina.
L’avventura, ora, si è conclusa, la sirena
dorme tranquilla sul suo scoglio, gli animali della giungla sono tornati nelle
loro tane, il nanetto riposa contento nel bosco e la principessa sembra essere
già lontana,
ma dentro di me non sono svanite le emozioni che questo percorso ha portato con
sé. I miei occhi ora guardano il mondo
attraverso lenti coloratissime e la mia mente conserva indelebile il ricordo di
una manciata di giorni fatti di divertimento, sorrisi, incontri. E se chiudo
gli occhi e mi concentro, per un attimo, mi sembra ancora di scorgere quel
nanetto che nuota nel suo laghetto o gli animali della giungla che giocano
insieme, per un attimo, la sirenetta è di
nuovo impegnata a fuggire dalle grinfie dei pirati, per un istante, quella
bellissima principessa che raccoglie i fiori nel bosco sono di nuovo io.
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