“Tanta voglia di crescere
per poi accorgersi che rimanere
bambini
è
la cosa più bella che ci sia”
Peter Pan
Arrivai in anticipo
quel giorno, per mettere su un po’ di lavoro. La sala sembrava ancora più
grande da vuota: metri e metri cubi d'aria da riempire con la danza di una sola
persona. Misi il cd e feci partire il brano... mi avvicinai allo specchio e mi
vidi diversa: erano trascorsi vent'anni e nemmeno me ne ero accorta. Per
vent'anni avevo osservato la mia immagine riflessa da uno specchio, uno
specchio severo che mi rimproverava di continuo.
Il brano continuava a
scorrere ma non mossi un passo...Continuai a guardarmi e improvvisamente non mi
vidi più sola...avevo 8 anni adesso e accanto a me rividi le altre bambine con
il body rosa e le scarpette ai piedi... e poi lei... la prima maestra... che
continuava a contare e spiegare nonostante il pancione... Improvvisamente il
body si fece nero e lo specchio cedette il posto ad un altro specchio, forse
più severo del primo. Lei era sempre lì, non aveva più il pancione ma accanto a
se una bimbetta vivace che sembrava per nulla portata per la disciplina. Il
secondo specchio fu più fortunato del primo: poté riflettere l'immagine di qualche
grande nome della danza e iniziò a moltiplicarsi e a portare il riflesso di
quelle bambine ormai cresciute di sala in sala. Adesso rifletteva ragazze
rinchiuse a volte in un severo tutù, altre volte in gonne cortissime e tacchi a
spillo, ma sempre la stessa passione. A volte scompariva addirittura, e al suo
posto apparivano poltrone vuote di teatri... altre volte ancora cedeva il posto
a fasci di luci accecanti che nascondevano gli occhi del pubblico.
Ripensavo a quanto
poco mi importava se quel pubblico fosse formato da cento, duecento o mille
spettatori... mi era sempre interessato che ci fossero le mie tre persone più
importanti, tutti gli altri non erano mai esistiti. Così una volta mi ritrovai
persino a danzare davanti ad un pubblico inesistente, nonostante il Teatro
Greco di Roma fosse gremito di gente. Ma il mio segreto era sempre stato
immaginare i miei spettatori privati presenti ad ogni esibizione e ad ogni
prova, solo così riuscivo a dare il meglio di me. Me li portai ovunque quei tre
spettatori immaginari, anche in un'altra provincia quando mi trasferii...
quando l'unica cosa che potevo fare era danzare nella mia stanza tra una
scrivania ed un comodino.
Un giorno appesi
letteralmente le scarpette al chiodo: osai pensare che tutto fosse finito per
sempre.
Non fu così però...
Dopo qualche tempo trovai un'altra insegnate arrivata dall'altra parte del
mondo, con la pelle di un altro colore ma con la stessa passione nel cuore. Lo
specchio non c'era in quel palazzetto e forse mi sentii più libera di
esprimermi e tentare quella danza importata d'oltreoceano. Mi fu insegnato ad
affrontare lo spazio, a penetrarlo, attraversarlo, riempirlo interamente senza
paura... fu l'approccio giusto per imparare ad osare senza temere di cadere.
Poi un giorno lo specchio
tornò...ed ecco che rifletteva una ragazza di 29 anni che, dall'altra parte
dell'Italia, si era fermata, immobile davanti a lui... Continuava ad indossare
un body nero e gli stessi scaldamuscoli di una vita.
D'un tratto sentii
delle voci e distolsi lo sguardo dal mio riflesso...entrarono una decina di
bambine di 5 anni vestite con il body rosa e con le scarpette ai piedi... vidi
i loro occhi sorridere e capii quanto importante fosse il mio lavoro. Adoravo
insegnargli quel che sapevo della danza ma dopo solo un anno mi resi conto di
non esserne davvero in grado, così decisi a malincuore di lasciare il corso di
propedeutica ad un’altra insegnante. Vederle nello spogliatoio però, quando
andavo a scuola per dare lezioni al gruppo delle ragazze, mi riempiva il cuore
di tristezza e malinconia… Perché con loro mi ero arresa? Perché non ero stata
capace di svolgere il mio lavoro?
Un giorno però il
destino mi ha messo davanti ad una mail… era Marinella! … leggevo quella mail
con il cuore a mille… era un invito per i corsi di formazione di Giocodanza®!
Grosseto, Avellino, Verona, Brescia… che peccato Bologna non c’è… Ma infondo
quanto ci vorrà ad arrivare in treno a Brescia… e così un attimo dopo avevo
deciso! Mi iscrissi al corso!
Per la prima lezione
partii addirittura il giorno precedente per non perdermi nemmeno un istante di
quella magica avventura. E così il 25 ottobre ero in quella scuola circondata
da altre insegnanti…
Ci fu uno specchio
anche lì e di sicuro ci provò a riflettere l’immagine di quelle trenta
insegnanti ma, inutile dirlo, non ci riuscì affatto: un attimo dopo essere
entrate in sala eravamo diventate bambine, ma questa volta non a causa di
ricordi nostalgici, era accaduto davvero! Ci presentavamo ad un orsetto di
peluche, ci trasformavamo in sirene dai lunghi e bellissimi capelli capaci di stringersi
tutte quante in un unico cerchio per non essere catturate dai pirati,
lanciavamo coriandoli per aria, creavamo sculture con i nostri corpi, danzavamo
con i veli e senza neanche accorgercene ci muovevamo all’interno di armoniose
coreografie. Era bellissimo sbirciare le espressioni della maestra che, pur non
conoscendoci ancora, sorrideva mentre ci vedeva tornare bambine.
Mi ritrovo a ripensare
a tutto questo ad appena un mese dalla fine di questo meraviglioso viaggio…
Adesso mi sento pronta
per riprendere il corso delle mie bambine e ogni volta che le guardo nello
spogliatoio penso a quanto ci divertiremo insieme a partire dal prossimo ottobre.
Non vedo l’ora di iniziare insieme a loro la magica avventura del Giocodanza®!
...E spero mi perdoneranno se per un anno mi sono allontanata…
Scusate bambine, la maestra aveva bisogno di giocare!
GRAZIE MARINELLA!
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